Sembra estate anche oggi, qui al RAI di Amsterdam. E’ domenica e come al solito sulla spiaggetta artificiale vicino alla birreria si è radunato il solito melting-pot: ragazzi e ragazze del quartiere, famiglie con i bambini e imboscati di ogni nazionalità provenienti da tutti i padiglioni della IBC. Regna un`atmosfera di sano, consapevole svacco.
In un ambiente tanto gradevole si riescono anche ad accettare con metodo non-violento le stranezze che ogni giorno, puntualmente, generano seri dubbi sull`affidabilità di certi dati inseriti nei discorsi di alcuni CEO, Executive Managing Director o Sales Manager in vena di parole in libertà.
Il CEO di Chyron, per dire, è il signor Michael Wellesley-Wesley. Suppongo appartenga alla nobile famiglia dei Wellesley-Wesley; si tratta del casato che ha regalato al mondo nientemeno che Arthur Wellesley primo marchese di Wellington, mica gente qualsiasi. Si parla di sangue blu, di immense tenute con castelli, di caccia alla volpe, di fantastiliardi di sterline e di Harvard.
Ora, io non so cosa possa essere successo ultimamente al vecchio Arthur. Sostiene, in un editoriale pubblicato su “theIBCdaily”, che recenti sondaggi stabiliscono che l’ 88% dei telespettatori usano un secondo schermo (tablet, smartphone, laptop) mentre seguono i loro programmi preferiti. C’è chi fa email, chi cazzeggia su Facebook e, sempre secondo questi recenti sondaggi, ben il 38% degli utenti del “secondo schermo” cerca contenuti che si riferiscono al programma che sta andando in onda. Gli altri 12 telespettatori, quindi una minoranza di sfigati, sono gente che guarda la televisione e basta senza fare multitasking domestico.
Ora: io potrei fare immediatamente nome e cognome di 12 persone che si limitano a fruire del programma TV senza smanettare nessun altro dispositivo, mentre avrei parecchie difficoltà a visualizzare, fra i miei conoscenti, 88 smanettatori compulsivi con lo sguardo vagante fra il primo e il secondo schermo.
Non potrei mai, naturalmente, dubitare della buona fede di un Wellesley-Wesley. Però quelle percentuali non mi convincono per niente, quei dati per me sono gonfiati, sbagliati, farlocchi, oppure è un errore di stampa – ma comunque sono inaffidabili e non valgono nulla. Costituiscono però un importante indicatore della tendenza a vedere il mondo come si vorrebbe che fosse: con tante dita che scorrono in continuazione sui soffici trackpad dei secondi schermi a cercare contenuti e condividere esperienze che, attraverso un`ottimizzazione della filiera che implica l`acquisto di imprescindibili soluzioni, incrementi il revenue del vendor e del produttore.
In realtà quello del secondo schermo non mi sembra un fenomeno particolarmente impressionante – non tanto, quanto meno, da poter essere considerato una tappa importante nella storia della televisione. E’ solo, dopo tutto, una questione di marketing; le svolte storiche sono ben altre.