Gran bella giornata di sole oggi, qui in Amsterdam. L’ inizio del fine settimana ha come sempre portato un considerevole numero di professional a varcare i cancelli del RAI alla ricerca compulsiva della novità, dello scoop, della breaking application. Fateci sognare, produttori.
Il fatto è, tuttavia, che di questi tempi non tira una gran aria di novità spettacolari. Diciamolo. Lo si capisce immediatamente dal vocabolario delle aziende, dal quale si intuisce con facilità il surriscaldamento neuronale dei sales and marketing manager e dei communication director alla disperata ricerca di nuove e magiche parole in grado di evocare inevitabili e spettacolari sviluppi per il settore. Esaurito l’effetto dirompente di “Convergenza” – concetto di gran moda fino a qualche anno fa, prima che le aziende si accorgessero delle sue commercialmente nefaste implicazioni- resiste caparbiamente la formula “Soluzioni”.
Ho una particolare insofferenza per chi continua a proporsi come creatore, produttore o fornitore di “soluzioni”. Sono troppi, sembrano tutti uguali qualsiasi soluzione credano di avere escogitato, non se ne può piú. Se trovassi lo stand di un’azienda fornitrice di problemi, sarei tendenzialmente portato a comprare il prodotto a scatola chiusa -per lo meno saprei di avere a che fare con gente sveglia e innovativa, che diamine.
Quest’ anno va ancora molto la parola “filiera”, in particolare unita al verbo “armonizzare”. Armonizzare filiere sembra essere molto sexy, a giudicare dal numero di aziende che si dedicano a questa misteriosa attività la quale, a ben vedere, altro non è se non cercare di lavorare nella maniera migliore – cosa alla quale si è sempre pensato fin dai tempi delle caverne, quando si doveva decidere il posto migliore per andare a caccia di bisonti; ma si suppone che ai tempi nessuno sprecasse tempo e neuroni per dare nomi alle ovvietà. Infatti a Neardenthal e dintorni chiunque avesse tentato di scroccare bistecche dichiarando di svolgere l`attività di marketing and communication manager avrebbe avuto vita difficile in qualsiasi tribù.
A proposito di marketing: in questo sabato dal clima quasi mediterraneo che inevitabilmente induce allo svacco, alcune aziende hanno spostato le presentazioni nelle graziose strutture ai bordi del laghetto del RAI. Molto frequentate quelle di Sony e altri player che strategicamente hanno scelto location dotate del grande appeal derivante dall’ essere dotate di birreria a costo zero. Si tratta di una formula di promozione forse vintage ma sempre valida, a giudicare dagli applausi scroscianti che accoglievano le presentazioni dei prestigiosi prodotti delle aziende leader nel settore. Mi sono divertito a portare avanti un sondaggio artigianale e posso affermare che il 72% circa dei soggetti intervistati erano lì per via delle birrette a volontà e il 20% aveva una vaga idea sul prodotto oggetto della presentazione. Il 98% del campione, comunque, si è dichiarato soddisfatto della qualità della Heineken spillata freschissima e servita impeccabilmente. Il rimanente 2% è astemio. Mi chiedo: può una qualsiasi azienda di broadcast vantare numeri del genere per quanto riguarda la customer satisfaction? Non è che l’armonizzazione della filiera dal luppolo al boccale sia più soddisfacente – anche in relazione al rapporto costi/ricavi?